
Fino al secolo scorso il padre era una figura assente nella crescita dei figli e il cui ruolo educativo era fatto di comandi e punizioni. I bambini avevano paura del padre che, con le sue sgridate e i suoi castighi, suscitava sensi di colpa creando così una distanza affettiva. Il tempo del padre-padrone è finito.
La funzione materna è indispensabile per vivere. Per questo, per buona parte dell’infanzia, gioca un ruolo predominante: nutre, si prende cura, custodisce, protegge. Crescendo, però, serve che il ruolo materno diminuisca e man mano cresca quello paterno, che da un lato è l’elemento che separa la madre dal figlio, dall’altro ciò che consente ai figli di diventare grandi, di imparare a stare al mondo, ad affrontare le difficoltà, a gestire i desideri, a tirar fuori le proprie risorse.

Oggi i padri sono più presenti nella vita dei figli e sono alla ricerca di un modo per aiutarli a crescere.
Però Siamo passati da un estremo all’altro. In particolare la relazione coi figli sembra caratterizzata da un eccesso di cura, di ansia, di preoccupazione rispetto al benessere e da una rinuncia da parte dei genitori al loro ruolo educativo, soprattutto quello paterno. Infatti i bambini danno comandi agli adulti e sono caricati della responsabilità di decisioni che non dovrebbero spettare loro.
Ecco 5 suggerimenti per migliore il tuo ruolo di padre e il rapporto con i tuoi figli:
- Stesse regole: papà e mamma devono decidere regole e strategie educative insieme. Devono fare un gioco di squadra che abbia come finalità l’autonomia dei figli;
- Regole chiare: occorre un padre che sappia comunicare che le regole non sono un impedimento, ma la definizione dello spazio in cui potersi muovere liberamente. Se le regole sono chiare, adeguate e contestuali sono uno strumento prezioso per aiutare i figli a diventare autonomi e responsabili;
- Impara ad ascoltare: Un padre deve coltivare la capacità di ascoltare. Ascoltando i propri figli con calma, evitando reazioni esagerate, si dimostra interesse nei loro confronti. In questo modo I figli saranno più propensi a esternare i loro pensieri e sentimenti;

4. Sii un giardiniere, non un falegname: Il falegname da una forma a un pezzo di legno, una forma che è coerente a un immagine che il falegname stesso ha nella sua testa. Il risultato finale sarà il prodotto della proiezione dei suoi desideri, non quelli del bambino. Il giardiniere si muove diversamente, deve far fiorire la gemma che è all’interno di quel seme. Deve essere in grado di farla sbocciare rispettando la natura di quel seme. In che modo? Prendendosi cura del terreno con la giusta quantità di acqua, la giusta esposizione al sole, fertilizzanti ecc… Il compito del padre deve essere in armonia con il giardiniere cioè deve assecondare quelle predisposizioni che sono già all’interno del bambino affinché possa sviluppare al meglio delle sue possibilità quello che è il suo potenziale;
5. Sapere dire di NO: Senza il “no” del padre, l’adolescente rischia di scivolare nel pantano del “senza limite”. Ha bisogno di un riscontro da parte dell’adulto che, anche se gli darà una risposta che non gli piace, comunque gli permetterà di rallentare la corsa verso l’insidioso universo del “tutto è possibile”, dove serve “l’ennesimo oggetto, l’ennesima novità” per soddisfare l’inevitabile vuoto che il crescere fa sperimentare. Quindi in questo caso il compito paterno è prevalentemente regolativo.

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